
Ascensione
Ora, mentre essi parlavano di queste cose, Gesù stesso comparve in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» Ma essi, sconvolti e atterriti, pensavano di vedere uno spirito.
Allora aprì loro la mente per capire le Scritture e disse loro: «Così è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme. Voi siete testimoni di queste cose. Ed ecco io mando su di voi quello che il Padre mio ha promesso, ma voi, rimanete in questa città, finché siate rivestiti di potenza dall'alto».
Poi li condusse fuori fin presso Betania; e, alzate in alto le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato su nel cielo. Ed essi, adoratolo, tornarono a Gerusalemme con grande gioia. (Luca 24,36-37.45-52)
Il mondo antico conosce molti personaggi importanti, profeti (pensiamo a Elia) ed eroi semidivini (Romolo), che ascendono al cielo e, in tal modo, si vedono riconosciuta l'autorità di Dio stesso.
La divinizzazione dell'eroe, nell'antica Roma quella dell'imperatore, era un atto politico: se l'imperatore è divino, lo è lo stato, lo è Roma.
Chi comanda nel mondo non è solo il più forte, il più brutale, il più cinico: comanda per diritto divino.
Il potere sa però essere anche generoso: con chi obbedisce e, più ancora, con chi adora. Obbedire al potere che pretende di essere divino è la condizione per vivere in pace: meglio ancora, appunto, se ci si inginocchia di fronte a chi siede sul trono.
L'epistola agli Efesini (Efesini 1,15-23) ha qualcosa da dire a questo proposito. L'autore della lettera auspica che Dio doni ai suoi lettori e lettrici "uno Spirito di sapienza e di chiarezza [...] tale da illuminare gli occhi del vostro cuore, perché possiate intendere qual è la speranza della sua chiamata [...] e quale la straordinaria grandezza della sua potenza [...] che egli dispiegò nel Cristo risuscitandolo dai morti e facendolo sedere alla sua destra nei cieli al di sopra di ogni principato e autorità [...] e sottopose tutte le cose sotto i suoi piedi e lo diede (nella sua qualità di) capo su tutte le cose alla chiesa, che è il suo corpo".
In altre parole, le forze che governano il mondo sono numerose (e qui vengono chiamate "principati e autorità"), ma c'è uno che è al di sopra di tutte quante, perché l'unico vero Dio ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi: quell'uno è il Cristo risorto.
Per orecchie cristiane, come le nostre, può apparire un'affermazione abbastanza scontata: celebrare Cristo, aggiungendo un titolo all'altro, una benedizione all'altra, ci costa poco. In realtà, quello della lettera agli Efesini è un discorso audace e pericoloso (e questo vale nonsolo nel mondo antico). L'autore ci dice: quando i potenti della terra reclamano autorità assoluta, non date loro retta. Uno solo ha questa autorità. Non ci si inginocchia davanti al potere, né politico né religioso: è una bestemmia. Solo il Risorto merita che ogni ginocchio si pieghi davanti a lui.
Anche questo, dunque è un messaggio politico, come quello degli imperatori romani: solo, di segno opposto. Non il Cesare di turno, ma questo Gesù risuscitato da Dio è colui al quale il mondo è sottoposto. Lo stato, il potere politico e anche di quello ecclesiastico hanno il loro diritto, che è importante, ma è relativo.
La festa dell'Ascensione proclama che il Risorto è il signore dei signori: usa il linguaggio del potere, per affermare che Dio solo regna sul mondo e sulla storia. E che dunque ogni potere umano è discutibile, se necessario contestabile.
Milioni di cristiane e cristiani, in tutti i tempi, sono morti per testimoniare questo evangelo. A migliaia sono anche stati perseguitati e a volte uccisi per avere testimoniato la signoria di Cristo contro la chiesa che la voleva usurpare: Cristo è il luogo - tenente (alla lettera: colui che tiene il posto) di Dio, ma nessun uomo, nessuna autorità umana, è il luogotenente di Cristo. Chi afferma il contrario, nega l'evangelo di questo giorno.
Io oggi posso dirlo con tutta tranquillità e magari qualche cattolico sarà d'accordo con me. Ma molti evangelici sono stati perseguitati per aver detto molto, ma molto meno.
Tornando al desiderio di onnipotenza del potere politico, esso va ben oltre Roma antica. È lungo l'elenco dei martiri del Novecento, uccisi dai regimi terroristici dei più diversi colori.
La festa dell'Ascensione è pericolosa, questa è la verità, perché pericoloso è Gesù: Erode ne aveva paura, Ponzio Pilato anche, e i potenti di oggi sono degni allievi dei tiranni del passato.
Gesù è tranquillizzante, innocuo, solo quando è ridotto a un'immaginetta, che magari lo vede svolazzare, come un passerotto o un angelo, tra cielo e terra. Colui che è asceso al cielo, invece, lo ha fatto per liberare la terra dai falsi dei. E questi ultimi reagiscono e colpiscono.
Secondo l'epistola agli Efesini, tuttavia, vi è un luogo nel quale l'autorità del Risorto è presa sul serio. Un luogo che è riempito della sua presenza, animato dalla libertà portata da questo imperatore celeste che abbatte gli imperi terreni: questo luogo è la chiesa.
Attenzione: non vuol dire, ripetiamolo, che la chiesa e i suoi capi sono onnipotenti. Questa è la caricatura dell'evangelo dell'Ascensione.
Che il Signore dei signori, colui al quale Dio ha sottoposto il mondo, pervade e riempie la chiesa significa invece questo: ciò che la società, il mondo, non ha ancora riconosciuto, e anzi si ostina a negare, è già vero nella chiesa:
- è vero già ora, nella chiesa, che chi guida è in realtà al servizio: non però a parole, ma nei fatti.
- è vero già ora, nella chiesa, che non c'è un monopolio del potere maschile.
- è vero già ora, nella chiesa, che chi ha più soldi non è più importante di chi ne ha meno.
- è vero che la condivisione del pane e del vino, tra noi, non è un rito magico celebrato da uno stregone, ma l'opera di colui che, secondo sua madre, ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili, e quindi ci ha messi tutti in cerchio, per celebrare la sua memoria, cioè la sua presenza vivente.
La chiesa è questo, sì o no?
Credo che possiamo osare rispondere: noi non siamo la chiesa dell'Ascensione come dovremmo, come vorremmo e nemmeno come potremmo. Però lo siamo un po', non per merito nostro ma per grazia di Dio.
Ed è questa la promessa rivolta alle nostre comunità: essere segno della presenza di quel Signore che libera il mondo dai finti signori che vorrebbero trasformarci in servi.