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Il tempo che passa

Non siate in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di sé stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno. (Matteo 6,34)

Nella Bibbia troviamo numerose indicazioni relative allo scorrere del tempo. Nel libro dei Proverbi, ad esempio, si dice: “Non rallegrarti del domani, perché non sai nemmeno che cosa ti capiterà oggi” (Proverbi 27,1). L’autore si rivolge a chi trascura e disprezza il presente per i miraggi del futuro. Dal canto suo, il salmista aggiunge: “Oggi, se udite la voce di Dio, non indurite i vostri cuori” (Salmo 95,7-8), ricordando che ci sono momenti nel tempo che hanno un valore assoluto perché non si ripresenteranno mai più. Ancora nel libro dei Salmi ci viene suggerito che forse ogni momento ha un valore assoluto: “Facci capire che abbiamo i giorni contati, allora troveremo la vera saggezza” (Salmo 90,12). E infine, quando Gesù si rivolge ai suoi ascoltatori, nel discorso della montagna, dicendo loro: “Non siate in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso, basta infatti a ciascun giorno il suo affanno” (Matteo 6,34), oltre a volerli tranquillizzare, intende incoraggiarli a vivere pienamente nell’oggi.

Questi pensieri e queste indicazioni della Bibbia sembrano dunque rivolgerci un generico invito a vivere, come si dice, “alla giornata”. Ma non possiamo dimenticare che c’è un vivere alla giornata prodotto da disorientamento, da stanchezza della lotta e della sofferenza, dall’impossibilità di vedere una soluzione nel groviglio di circostanze sfavorevoli, dalla rinuncia dinanzi alla prospettiva di giorni pesanti, di settimane, di mesi, di anni tutti ugualmente difficili. Inoltre, c’è un vivere alla giornata che è attesa della sera e della notte, attesa del sonno che per qualche ora ci fa dimenticare ciò che ci tormenta, i problemi che non sappiamo risolvere. Il sonno costituisce allora un intervallo che ci fa dire: uno in meno da vivere! E infine, c’è il vivere alla giornata di chi non riesce a liberarsi da un passato ingombrante, e perciò si trova spiazzato nel presente ed è incapace di aprirsi a una visione per il futuro.

No, valorizzare l’oggi non consiste in un vivere alla giornata di questo tipo. Chi vive pienamente la vita “fa suo tutto il tempo”, come affermava il filosofo e politico romano Seneca: il passato col ricordo, il presente con l’impiego, il futuro con la previdenza. Tuttavia, è chiaro che il tempo ha valore, per noi, soltanto nel momento in cui diventa il nostro presente. “Solo l’oggi è nostro: noi siamo morti per il giorno di ieri e non siamo ancora nati per il giorno di domani”, ha detto un pensatore inglese.
Non bisogna confondere tutto questo con la presunta saggezza di chi invita a vivere la vita con moderazione, senza eccedere, per goderla il più a lungo possibile: la monotonia dei giorni felici è forse diversa dalla monotonia dei giorni caratterizzati dalla tristezza e dal dolore? E neppure con la frenesia di chi pretende di compensare con l’intensità la brevità della vita: invece di dare valore all’oggi, l’ansia di vivere lo immiserisce, perché non permette di viverlo in quella pienezza di coscienza che solo la calma produce.

C’è un solo modo per vivere senza logorarsi, senza perdersi e senza essere consumati dal tempo che passa. Esso consiste nell’adoperare il tempo in un continuo lavoro di costruzione di sé stessi per un vivere che è oltre il tempo, e nell’imparare a scorgere la luce in ogni più piccola particella della nostra giornata.
A questo proposito, possiamo ricordare, tutte le mattine e tutte le sere, le parole di una poesia del teologo evangelico Dietrich Bonhoeffer, scritta nel carcere nazista: “Da potenze benigne meravigliosamente soccorsi, attendiamo consolati ogni futuro evento. Dio è con noi alla sera e al mattino, e senza dubbio, in ogni nuovo giorno”.