La preghiera crea comunità
Pregate gli uni per gli altri (Giacomo 5,16)
Noi partecipiamo al culto, ciascuno con la testa e il cuore pieni dei propri pensieri e delle proprie preoccupazioni. Partecipiamo al culto, ma siamo una comunità convocata da Gesù? Siamo riuniti perché chiamati dal comune Signore? C’è tra noi un collegamento costituito dalla preghiera degli uni per gli altri? O prevale una certa indifferenza reciproca? O c’è quella cordialità semplicemente umana, data dalla consuetudine, magari dalla parentela, e che copre il fatto che ciascuno vive per conto suo, senza preoccuparsi del fratello e della sorella e senza preoccuparsi di portarne il peso? O prevale la critica, magari non aspra, ma che comunque deteriora i rapporti? C’è nella nostra comunità lo spirito della preghiera gli uni per gli altri, che è riflesso dell’amore di Cristo per noi, che può trasformare tutti i rapporti umani?
La preghiera è necessaria per metterci in grado di accogliere l’altro, anche se non ci piace, anche se è noioso, anche se ha idee e abitudini diverse dalle nostre, anche se è ancora incerto nella fede. La preghiera ci aiuta a non condannare, bensì a cercare di aiutare noi stessi, e gli altri, a superare i nostri difetti, a vincere i nostri peccati, a crescere nella fede.
Se si prega per un fratello o una sorella, non una volta, nello slancio di un momento, ma con perseveranza, non si può più parlare male di lui o di lei, o avere un atteggiamento sprezzante o anche semplicemente indifferente nei suoi confronti. Perfino il nostro modo di guardare, di dare la mano, di salutare l'altra persona, può trasformarsi se noi preghiamo per quell'uomo, o quella donna.
Ogni rapporto nella chiesa è falso se non è preceduto, accompagnato, seguito dalla preghiera. Non possiamo misurare, e forse neppure immaginare, quello che può operare una preghiera intensa, perseverante per un fratello, per una sorella: quello che può operare per loro e per la creazione di una comunità vivente, quanto può aiutare a superare antipatie, diffidenze, freddezze, incomprensioni.
Il fratello e la sorella non sono realmente presenti nella nostra vita se non sappiamo pregare per loro. Una comunità è una comunità viva e fraterna soltanto quando sa diventare una comunità di preghiera. Se preghiamo soltanto per noi, perché le nostre cose vadano bene, è segno che dobbiamo ancora imparare a pregare. Ed è segno che non siamo ancora, veramente, una comunità cristiana.
Ci sono persone, nella nostra comunità, che hanno un peso o dei pesi gravi sul cuore: ce ne siamo accorti, abbiamo pregato per loro? Ci sono delle persone nella nostra comunità che sono sole: ce ne siamo accorti, abbiamo pregato per loro? Ci sono persone che fanno parte della comunità, ma hanno dimenticato di avere questo legame. Le abbiamo seguite, le seguiamo con la nostra preghiera? Ci sono delle persone che sono indifferenti, ci ricordiamo di loro nella preghiera? Ci sono delle persone che si sono avvicinate alla chiesa e che invece di porte aperte si sono trovate di fronte a freddezza e diffidenza. Ci siamo preparati, nella preghiera, all’incontro con loro?
Che cos’è una comunità cristiana? Si possono dare molte risposte a questo interrogativo. Una risposta che forse non è formulata di frequente è questa: una comunità cristiana è una comunità di uomini e donne che hanno imparato a pregare gli uni per gli altri, che hanno scoperto nella preghiera il segreto per superare le loro divisioni umane, che hanno imparato tramite la preghiera a guardare oltre le apparenze, che grazie alla preghiera stabiliscono fra loro un’unità nuova e paradossale.