Skip to main content

Highlights

Giovanni Luzzi, traduttore della Bibbia

  • Testo aggiuntivo:

    In quegli anni di frenetica attività pastorale, teologica e sociale, Giovanni Luzzi iniziò l’opera alla quale avrebbe lavorato per 25 anni: una nuova traduzione della Bibbia per favorire il rinnovamento morale e civile dell’Italia. Le attestazioni di gratitudine espresse al teologo protestante da laici, vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi cattolici furono numerose. Ma la diffusione di quella Bibbia, negli ambienti cattolici, fu vietata da un monito del Sant’Uffizio che pur non riuscendo a impedirne del tutto la circolazione, la limitò considerevolmente.

    Nel 1923 e dopo essere stato interpellato dalla comunità riformata di Poschiavo, Luzzi si trasferì nei Grigioni.

    Fu pastore nel villaggio grigionitaliano fino al 1930, anno in cui ritornò a Firenze. Durante gli anni trascorsi a Poschiavo continuò a lavorare alla traduzione italiana della Bibbia, collaborò alla traduzione della Bibbia in romancio e si impegnò a favore del dialogo tra le comunità riformata e cattolica.
    Quando l’Italia entrò in guerra, nel 1940, Giovanni Luzzi si trovava nei Grigioni, in vacanza. Decise allora di rimanere in Svizzera, con la moglie, e si stabilì di nuovo a Poschiavo, dove morì il 25 gennaio 1948.

    Fondo Giovanni Luzzi, Archivio evangelico, Poschiavo
    Fondo Giovanni Luzzi, Museo regionale, Scuol
    Fondo Giovanni Luzzi, Archivio Tavola Valdese, Torre Pellice

  • Immagine separatrice 2:

Il 25 gennaio 1948 moriva a Poschiavo il teologo evangelico Giovanni Luzzi. Spese una larga parte della sua esistenza per la traduzione e la diffusione della Bibbia, in italiano e in romancio. Luzzi fece dapprima parte di un comitato per la revisione della traduzione biblica di Giovanni Diodati, risalente ai primi del Seicento. Poi fondò una propria casa editrice – la “Amor et Fides” – allo scopo di pubblicare una nuova traduzione della Bibbia, in italiano, a partire dai testi originali.

Durante gli anni trascorsi a Poschiavo collaborò con alcuni colleghi pastori engadinesi alla traduzione della Bibbia in romancio.

Giovanni Luzzi era nato a Tschlin, nella Bassa Engadina, nel 1856. In quell’anno il villaggio fu distrutto da un incendio. La famiglia Luzzi emigrò allora in Toscana. Giovanni crebbe a Lucca, frequentò i corsi di teologia della Facoltà Valdese, all'epoca a Firenze, e concluse la sua formazione presso la facoltà di teologia dell’università di Edimburgo – dove approfondì lo studio dell’ebraico e trovò moglie. Ritornato a Firenze, fu consacrato pastore e si dedicò all’opera sociale nel quartiere di San Frediano, dove aprì una cucina popolare e un dispensario medico.

Nel 1902 fu nominato docente della Facoltà Valdese di Teologia.

Attento agli sviluppi più recenti in campo teologico, introdusse il mondo evangelico italiano al pensiero della teologia liberale che sottolineava i valori etici dell’evangelo, esprimeva grande fiducia nel progresso della storia e inaugurava lo studio della storia delle religioni. Fu proprio il liberalismo teologico a permettergli di entrare in contatto con sacerdoti e teologi cattolici “modernisti” come Ernesto Buonaiuti, don Brizio Casciola, Romolo Murri, Giovanni Semeria e centinaia di laici e religiosi cattolici desiderosi di approfondire la conoscenza delle Scritture.

Otto Carisch, pastore e pedagogo

  • Testo aggiuntivo:

    Gli anni del pastorato poschiavino furono caratterizzati da intenso lavoro, nella scuola e nella chiesa. Contrario a un insegnamento religioso che si basava sul mandare a mente interi brani del catechismo, tradusse e fece pubblicare in italiano le «Storie bibliche per la gioventù» di Johann Hebel (uscite in due edizioni, nel 1828 e ancora nel 1844). Nel 1831 tradusse e fece pubblicare il «Catechismo» dello stesso Hebel, sul cui frontespizio era riportata la celebre sentenza dell’apostolo Paolo, “esaminate ogni cosa e ritenete il bene” (1 Tessalonicesi 5,21).
    Fece parte della commissione evangelica cantonale che produsse una nuova liturgia per la Chiesa riformata, e ne curò l’edizione in lingua italiana (stampata a Coira, da Simon Benedict, nel 1836).
    Con il sostegno del Sinodo evangelico retico, nel 1827 promosse la creazione di un’associazione per il miglioramento delle scuole nei Grigioni (“Verein zur Verbesserung der Landschulen in Bünden") che col tempo assunse il nome di «Evangelischer Schulverein».

    Dopo la morte della moglie, nel 1835, ritornò alla scuola cantonale di Coira, dove insegnò italiano e religione fino al 1850.

    Otto Carisch fu tra i fondatori, nel 1844, del "Protestantisch-Kirchlicher Hilfsverein Graubünden", ente di aiuto ecclesiastico - tuttora esistente - che si prefigge di promuovere diverse attività delle chiese riformate, specialmente nella diaspora. Nel 1853 tradusse in tedesco e fece pubblicare la "Predica del progresso" del prete cattolico poschiavino Benedetto Iseppi. Tradusse il Nuovo Testamento nell'idioma reto-romancio dell'Oberland grigionese, il sursilvano, e lo pubblicò nel 1856. Curò anche alcune opere minori sulla storia di quell'idioma e sulla storia delle traduzioni bibliche sursilvane. Morì nel 1858, a Fideris, nei Grigioni.

    Nel 1993, l’Archivio di Stato del Grigioni e l’editore Bündner Monatsblatt hanno pubblicato l’autobiografia di Otto Carisch, curata da Ursus Brunold, “Rückblick auf mein Leben. Autobiographie eines Pfarrers, Schulmanns, Philantropen und Lexikographen”.

  • Immagine separatrice 2:

Fu uno dei più importanti pastori protestanti dei Grigioni nella prima metà del 19. secolo. A Poschiavo, dove fu pastore dal 1825 al 1837, Otto Carisch ebbe un ruolo determinante nella riorganizzazione della scuola riformata.

I dodici anni trascorsi a Poschiavo, scrisse, «sono stati il periodo più importante della mia attività su questa Terra».

Otto Carisch era nato a Sarn, sullo Heinzenberg, in una famiglia contadina, il 10 ottobre 1789. Frequentò la scuola gestita dal pastore riformato Luzi Cabalzar, a Duvin, nell’Oberland grigionese, e più tardi la scuola pubblica diretta dal pastore Friedrich La Nicca, a Flerden, nei pressi di Thusis. Intenzionato a diventare pastore, nel 1811 iniziò gli studi di teologia presso l'Accademia riformata di Berna, seguiti da una laurea in scienze dell'educazione.

Nel 1814 divenne precettore al servizio della famiglia di Antonio Frizzoni, mercante engadinese a Bergamo.

Dopo quattro anni passati a Bergamo, Otto Carisch riprese gli studi teologici a Berlino, dove seguì tra l’altro i corsi di Friedrich Schleiermacher. In campo pedagogico, fu largamente influenzato dal pensiero e dal metodo di Johann Heinrich Pestalozzi. Deviando dall’iniziale obiettivo di diventare pastore, nel 1819 divenne professore di italiano, tedesco e storia presso la scuola cantonale di Coira. Due anni dopo assunse anche il ruolo di insegnante di pedagogia e metodologia nel programma di formazione dei docenti.

Il 22 giugno 1824, ammesso nel Sinodo evangelico retico, ottenne l’autorizzazione a svolgere il ministero pastorale nei Grigioni.

Nel 1825 venne eletto pastore a Poschiavo, dove lavorò fino al 1837. Otto Carisch accettò di assumere la cura della chiesa riformata a condizione che l’insegnamento scolastico, fino a quel momento impartito da diversi docenti, in case private, fosse riorganizzato e svolto in un unico edificio scolastico. Il Consiglio della chiesa riformata accettò la condizione, procedette alla costruzione di un caseggiato ad uso delle scuole riformate e affidò a Carisch il compito di redigere un regolamento per la nuova scuola.

Arrivato a Poschiavo, il nuovo pastore sposò la giovane Maria Mini, figlia del già podestà Giovanni Andrea Mini.

Selva, la chiesa riformata

  • Testo aggiuntivo:

    La chiesa di Selva ha subito numerosi interventi di manutenzione. Nel 1822 venne rifatto il tetto, nel 1874 l'intero edificio dovette essere restaurato in seguito ai danni causati da un fulmine. E un ulteriore completo restauro fu effettuato nel 1919.

    Nel 1968 il corteo degli allievi riformati salì per l'ultima volta a Selva guidato dalla filarmonica comunale.

    Oggi la piccola chiesa è utilizzata in occasione dell'annuale festa, che si svolge a maggio, e per un culto estivo, la prima domenica d'agosto.

  • Immagine separatrice 2: Partecipanti alla Festa di Selva, nel 1925

La piccola chiesa evangelica di Selva fu costruita nel 1676. Il luogo di culto era utilizzato dai proprietari evangelici di prati e pascoli di Selva, La Val, Li Pezi, Vamporti, Pozol, La Goba, Motti, Selvin, Macon e Urgnasc. Da un verbale risalente al 1736 risulta che a Selva il culto evangelico era celebrato una volta ad aprile, quattro volte a maggio, due volte durante la fienagione, e due nel periodo della seconda falciatura. Cent'anni dopo le funzioni religiose furono ridotte a un unico culto annuale, da celebrare in occasione della festa di Selva alla quale partecipano gli allievi della scuola riformata di Poschiavo.

Il "Libro della chiesa evangelica di Selva" specificava, nel 1718, che la sostanza della "veneranda chiesa di Selva" - derivante da lasciti e affitti  di campi e pascoli - doveva servire alla manutenzione delle strade, dei ponti e dell'edificio di culto. Dopo la creazione della scuola riformata di Poschiavo, nel 1824, una parte delle entrate della chiesa di Selva venne destinata a coprire le spese scolastiche dei figli dei proprietari evangelici.