"Possiamo giustificare la nostra esistenza solo condividendo tutto ciò che è bello con coloro ai quali è stato tolto tutto" (Gertrud Kurz)
La “madre dei rifugiati”
Crebbe in una famiglia di industriali tessili di Lutzenberg, nel cantone di Appenzello Esterno, protestanti e socialmente impegnati.
Sposò il docente di scienze naturali Albert Kurz, visse a Berna e fu madre di tre figli.
Nel 1931 fondò un'organizzazione privata di assistenza che confluì più tardi nella Centrale per l’aiuto ai rifugiati e, dopo la Seconda guerra mondiale, nel Movimento cristiano per la pace. Si impegnò nell’assistenza ai rifugiati, senza badare al loro orientamento politico o religioso.
I primi profughi ebrei arrivarono a Berna nel 1938. Quando il Consiglio federale chiuse le frontiere dichiarando che “la barca è piena”, non esitò a rivolgersi a Eduard von Steiger, capo del dipartimento di giustizia e polizia, ottenendo la riapertura temporanea dei confini.
Fu l'unica donna della delegazione svizzera a partecipare all'assemblea di fondazione del Consiglio Mondiale delle Chiese, tenutasi ad Amsterdam nel 1948.
Nei decenni successivi, si impegnò per i rifugiati ungheresi e algerini e la sua organizzazione umanitaria estese il suo lavoro al Medio Oriente e ai Paesi africani. Fu a due riprese candidata al Premio Nobel per la pace.