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Giulia Gonzaga (1513-1566)

Cristofano Dell’Altissimo (1552-1605), Ritratto di Giulia Gonzaga, Galleria degli Uffizi, Firenze

"Ha tutti i suoi pensieri al cielo rivolti et è fatta nelle sacre lettere assai più esercitata che l'altre femine non sono nell'ago over nella conocchia" (Ortensio Lando)

Una contessa sospettata di eresia

Figlia di Ludovico, duca di Sabbioneta, e di Francesca Fieschi, nel 1526 sposò Vespasiano Colonna, conte di Fondi. Due anni dopo, Vespasiano morì.
Giulia non si risposò e governò da sola la contea, trasformandola in un centro di cultura in cui circolavano anche idee protestanti propagate da umanisti come Pietro Carnesecchi e dal teologo riformatore Juan de Valdés.

Sospettata di eresia, nel dicembre 1535 Giulia si trasferì a Napoli, presso il convento di San Francesco delle Monache, dove dimorò per il resto della sua vita. Là rimase folgorata, l’anno successivo, dalla predicazione di Bernardino Ochino, generale dell’ordine dei cappuccini e più tardi pastore riformato a Ginevra e Zurigo.

A Napoli, Giulia ricostituì un circolo spirituale frequentato anche da Juan de Valdés, il quale le dedicò il suo Alfabeto cristiano.

Dopo la morte di Giulia, avvenuta nel 1566, papa Pio V ottenne il sequestro della sua corrispondenza. Dopo averla letta disse che, se fosse stata ancora in vita, “l'avrebbe abrusciata viva”. L'esame della sua corrispondenza con Pietro Carnesecchi causò l'apertura del processo di eresia contro quest'ultimo, decapitato a Roma nel 1567.

Per approfondire:

Enciclopedia delle donne
Giulia Gonzaga

Dizionario Biografico degli Italiani
Giulia Gonzaga

Roland Bainton
Donne della Riforma
volume 1, pp. 211-228
Claudiana, Torino 1992