Sergio Devecchi, pedagogista oggi in pensione, ha raccontato a Poschiavo la sua storia di bambino sottratto alla famiglia e internato per 17 anni in istituto.
Raccontare la verità
Al momento del suo pensionamento, nel 2009, Sergio Devecchi ha rivelato, per la prima volta, la storia della sua infanzia e adolescenza. Sottratto alla madre, ritenuta incapace di allevarlo, ha vissuto a lungo in strutture per minori - prima in Ticino e poi nei Grigioni - dove ha subito maltrattamenti e abusi. Il suo è un destino toccato a decine di migliaia di bambini svizzeri.
Autore di un libro autobiografico dal titolo “Infanzia rubata” (Casagrande), Sergio Devecchi ha raccontato la propria vicenda a Poschiavo, nell’Aula riformata, venerdì 6 settembre.
Gli anni della vergogna
Ma perché ha aspettato fino alla pensione prima di raccontare la sua storia? "Se a un bambino non si dice la verità – ha affermato -, se non si parla della sua situazione, se si tace, impara a tacere, a non raccontare perché pensa che si tratti di una cosa brutta, sporca, da tenere nascosta. E così mi sono comportato anch'io, non ho mai parlato fino a quando sono andato in pensione. Mi vergognavo di essere un figlio illegittimo, mi sentivo anche in colpa di essere stato in istituto. E dunque ho taciuto". La sua storia è stata raccontata in una puntata del settimanale RSI Segni dei Tempi (rivedila qui).
Ferite profonde
Nel suo intervento, Devecchi ha ricordato la politica di internamenti coatti praticata in Svizzera fino nel 1981: una vergogna per cui la Confederazione e i Cantoni, dopo molte reticenze, hanno chiesto pubblicamente scusa.
Sergio Devecchi (1947), nato a Lugano, ha trascorso la sua infanzia in Ticino e nei Grigioni. Dopo aver studiato pedagogia sociale, ha lavorato come educatore nel Canton Zurigo. Dal 1987 al 2009 ha diretto un importante istituto per minori. Devecchi ha pure presieduto l’Associazione professionale per l’educazione e la pedagogia speciale.