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Imbarazzismi. L'ironia batte il razzismo

È nato in Togo, vive in Italia dal 1974: Kossi Komla-Ebri è un medico e scrittore italo-togolese, che nel corso della sua lunga carriera professionale ha vissuto tanti episodi di razzismo.
A Poschiavo, nell’Aula riformata, venerdì 8 novembre, ha parlato, con ironia e legerezza, del razzismo che può manifestarsi nel nostro modo di parlare, nei gesti che manifestano timore o avversione per chi è diverso.

Cambio di prospettiva
“Una volta mi offendevo per il razzismo, poi però ho capito che così facendo assumevo il ruolo di vittima. Io non voglio diventare vittima, non voglio stare al gioco del razzista. Rispondendo con l’ironia, respingo l’offesa e faccio capire al suo autore l’assurdità di quell’atteggiamento”.
Nei racconti del dottor Komla-Ebri affiorano gli "imbarazzi quotidiani" che coinvolgono anche la maggioranza di noi "brava gente", ben disposta verso gli altri, pronta a simpatizzare con lo straniero, eppure, a volte per ingenuità o per ignoranza, non priva di pregiudizi.

Uomo di colore
Durante la serata, Kossi Komla-Ebri ha strappato al pubblico molte risate. Come quando ha ironizzato sul termine “di colore”.
“Quando siamo nati, tu eri rosa, e anch’io ero rosa. Poi siamo cresciuti: tu sei diventato bianco, e io nero. Quando ti arrabbi diventi rosso, io rimango nero. Quando ti ammali diventi giallo, io rimango nero. Quando provi invidia diventi verde, io rimango nero. Quando muori diventi grigio, io rimango nero. E allora perché definisci me “uomo di colore”?”

Speranza per il futuro
“Viviamo in un’epoca in cui soffia forte un vento contrario”, ha concluso il dottore italo-togolese, “ma questo non ci deve scoraggiare: ciascuno di noi può decidere come manovrare la propria vela, e dunque condurre la propria navigazione controcorrente”.
Nella mattinata di sabato, il dottor Komla-Ebri ha poi incontrato il gruppo dei confermandi per riflettere, anche con loro, sui temi della convivenza, del razzismo, del riconoscimento di se stessi e dell’altro.