Cercare, trovare e festeggiare
Tutti i pubblicani e i peccatori si avvicinavano a lui per ascoltarlo. Ma i farisei e gli scribi mormoravano, dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, avendo cento pecore, se ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e non va dietro a quella perduta finché non la ritrova? E trovatala, tutto allegro se la mette sulle spalle; e giunto a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora che era perduta". Vi dico che, allo stesso modo, ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento.
«Oppure, qual è la donna che, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende un lume e non spazza la casa e non cerca con cura finché non la ritrova? Quando l'ha trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: "Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta". Così, vi dico, v'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede» (Luca 15, 1-10)
Non vi capita mai di perdere le chiavi di casa? O di perdere le chiavi dell’auto? O di non ricordare più dove avete lasciato gli occhiali? E se vi capita, non siete presi da una grande agitazione, e non vi mettete a cercare ovunque per ritrovarli?
Proprio di una simile situazione parla anche questa parabola di Gesù: una donna ha perso una moneta e mette a soqquadro la casa per trovarla.
Capiamo la sua reazione: anche noi ci agitiamo quando perdiamo le chiavi di casa, o gli occhiali, o il portafoglio.
Quella donna che cerca in ogni angolo l’oggetto perduto è un’immagine della sollecitudine di Dio. E siamo noi la moneta che è andata perduta. Ritrovata la moneta, la donna è piena di gioia: chiama amiche e vicine di casa e fa festa. La parabola dice che la festa contagia anche il cielo.
Intorno alla moneta smarrita non c’è indifferenza o rassegnazione. Al contrario, la parabola dice che c’è speranza e c’è vita, dice che c’è una gran voglia di stringere di nuovo tra le mani la moneta perduta. La donna coinvolge nella sua ricerca tutto il vicinato: è una pagina evangelica piena di movimento!
Gesù, con la sua vita, ha annunciato che Dio non si rassegna alle monete perdute e, come la donna della parabola, si mette a cercarle. La vita di Gesù rimanda a Dio, al suo amore per l’umanità, e per l’umanità perduta in particolare. Sulle strade della Galilea fino a Gerusalemme, di chi Gesù si è preso cura se non delle pecore perdute, senza pastore?
Attenzione però a non deviare il senso della parabola, pensando subito alle monete perdute da cercare (o alle pecore smarrite da ricondurre sul buon sentiero). Questo è un punto delicato nella lettura della parabola: la moneta perduta non sono gli altri, che io dovrei andare a cercare, ma sono io, sei tu, cara ascoltatrice e caro ascoltatore. Se non la leggo in questo modo la parabola non ha nulla da dirmi e mi resterà tutto sommato estranea (o servirà ad alimentare il mio moralismo). Chi è la moneta smarrita? Sono io la moneta smarrita!
Non si tratta di recitare la parte della persona umiliata e disperata: è sufficiente che siamo fedeli al nostro essere per riconoscerci e identificarci con la moneta perduta.
Questa non è certo l’unica faccia della nostra vita, ma è e resta un tratto spesso presente nella nostra esistenza: anche noi, come tante altre persone, abbiamo i giorni del nostro smarrimento.
Un commentatore ha scritto: “Nella parabola il ‘regno di Dio’ si avvicina talmente all’uomo che questi prende coscienza della sua condizione di perduto e allo stesso tempo viene liberato dal peso di dover superare con le proprie forze il suo smarrimento. Egli deve piuttosto lasciarsi cercare e immedesimarsi con la gioia di Dio nel ritrovarlo”.
In molti giorni della nostra vita forse non possiamo e non sappiamo fare di più che lasciarci cercare e trovare. È già molto se, perduti o smarriti, non chiudiamo la porta a chi ci viene incontro e non evitiamo la mano di Dio che viene a sollevare da terra la moneta che era caduta.
La Bibbia non ci lancia mai un messaggio di passività, di delega assoluta a Dio per dispensarci dalle nostre responsabilità. Ma ci sono dei giorni e delle situazioni in cui siamo come quella moneta: non sappiamo cercare la mano che ci ritrovi, non siamo in grado di sollevarci dall’angolo buio in cui siamo finiti.
La buona notizia è che anche in questi casi la moneta non è perduta per sempre. Gesù ha insegnato, con la sua vita e con le sue parole, che non esiste condizione perduta da cui Dio non possa, non sappia o non voglia sollevarci e ritrovarci.