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Ispezione negli archivi di Poschiavo e Brusio

Martedì 16 settembre, l’ispettore designato dal Consiglio sinodale cantonale, Chasper Stuppan (nella foto), ha verificato lo stato di conservazione degli archivi riformati di Poschiavo e Brusio. L’ispezione, prevista ogni cinque anni, non ha rilevato particolari inadempienze. Ma rimangono aperte alcune questioni critiche.

A che cosa serve un archivio? E perché vale la pena averne cura? L’archivio è una fonte insostituibile per la conservazione della memoria di una comunità. La memoria delle persone si perde rapidamente in mancanza di documenti che la conservino. Viceversa, la disponibilità di documenti adeguatamente conservati permette di ricostruire le vicende del passato e salvaguardare così la memoria delle proprie radici.

Cosa si può trovare
In anni recenti, l’archivio della chiesa di Poschiavo ha fornito ad esempio dati per le ricerche condotte dalla storica valposchiavina Matilde Bontognali, assistente della professoressa Miriam Nicoli, dell'Università di Zurigo, che vi ha rinvenuto testimonianze relative alle pratiche matrimoniali e di divorzio in vigore nei secoli passati (leggi qui un articolo frutto di quelle ricerche).

La professoressa Miriam Nicoli si è basata su documenti dell'archivio poschiavino per un saggio su matrimonio, religione ed educazione nel 18. secolo (leggi l'articolo in cui compaiono riferimenti all'archivio riformato di Poschiavo).

Dati rilevanti sono stati recuperati anche da Silva Semadeni e Ruedi Bruderer, autori del libro “Le cinque ave”, in cui sono confluite molte notizie trovate nell’archivio riformato di Poschiavo (vai al sito RSI “lanostraStoria”).

Recentemente, parecchi documenti conservati nell’archivio sono confluiti nella mostra “La chiesa evangelica di Poschiavo – Storia dell’edificio”, esposta e visitabile ogni giorno.

La mostra dedicata a Giovanni Luzzi e alla sua opera di traduzione della Bibbia, realizzata da Paolo Tognina, si è avvalsa dei documenti conservati presso l’archivio di Poschiavo. Ne è scaturito anche un ampio saggio, pubblicato nei Quaderni Grigionitaliani (leggi il saggio su Giovanni Luzzi).

Numerose sono anche le persone che, spinte da curiosità genealogiche, chiedono di poter consultare l’archivio per risalire ai propri antenati.

Lo storico Federico Zuliani ha consultato documenti dell’archivio di Brusio per la sua opera “Quelli senza messa. Le comunità protestanti italofone della Rezia” (Edizioni Dell’Orso), un libro estremamente importante che getta nuova luce sui primi decenni della Riforma nelle vallate meridionali dello Stato delle Tre Leghe (ascolta l’intervista con Federico Zuliani).

Informazioni recuperate nell’archivio di Brusio compaiono anche in un recente lavoro dello storico Arno Lanfranchi sulla famiglia Monzio (leggi l’articolo pubblicato nel Bollettino della Società Storica Valposchiavo).

Catalogare per evitare furti
Accanto a queste note positive, occorre segnalare anche alcune criticità. Mentre i documenti dell’archivio riformato di Brusio sono catalogati in modo ineccepibile, quelli dell’archivio di Poschiavo sono catalogati solo in parte. Ciò rende difficoltosa la consultazione di molti testi e inoltre espone l’archivio al pericolo di furti di documenti (in mancanza di un’adeguata catalogazione, è difficile accorgersi della mancanza di un documento).
Nel recente passato, a Poschiavo, sono stati purtroppo sottratti alcuni testi – e forse anche oggetti – di notevole valore storico.
Il Concistoro della chiesa di Poschiavo ha inoltrato recentemente una richiesta, al Consiglio sinodale cantonale, per ottenere un aiuto per la catalogazione dell’intero patrimonio del proprio archivio.